Renato Carosone nasce a Napoli nel 1920. La madre scompare prematuramente e Renato, primo di tre fratelli, aiuta il padre a tirare avanti la famiglia adattandosi ad ogni tipo di lavoro.
E’ proprio con il fratello e la sorella che forma il primo “trio” Carosone, per divertire parenti, vicini e abitanti del quartiere. Nel 1937 si diploma in pianoforte al Conservatorio.
Diciassettenne parte per l’Africa, scritturato da una compagnia di arte varia in qualità di pianista e direttore d’orchestra. Quando la compagnia rientra in Italia, Carosone rimane in Africa scritturato da un’orchestra jazz di Addis Abeba: è il 1937.
Chiamato di leva per la seconda guerra mondiale, viene inviato al fronte somalo-britannico. Occupata Addis Abeba, Carosone riprende il suo posto al pianoforte in una formazione jazz in un club di inglesi. Dirigerà in seguito piccole e grandi formazioni orchestrali per night, spettacoli di varietà, operette e veri e propri concerti per sola orchestra.
Nel 1946 Carosone torna in Italia. Qui, dopo una serie di scritture in piccole formazioni di orchestra da ballo, finché nel 1949 gli viene espressamente richiesto di formare un trio ed inaugurare un nuovo night a Napoli. Il trio, formato da Carosone, dal chitarrista e cantante olandese Van Wood e dal batterista Gegè Di Giacomo, predilige la rilettura di canzoni classiche, napoletane e italiane, a ritmo accelerato e in chiave ironica (“Scalinatella”, “Anema e core”, “Luna rossa”, “E la barca tornò sola”. Dopo l’uscita di Van Wood, la formazione passa a quattro poi a sei elementi.
Escono i primi dischi (78 giri, 45 giri, EP) e inizia la fortunata serie dei 33 giri (diametro 25 centimetri) intitolata CAROSELLO CAROSONE, della quale fra il 1955 e il 1958 escono sette volumi. Fra le canzoni di maggiore successo, “Maruzzella”, “Tu vuo’ fa’ l’americano”, “Torero”, “Caravan Petrol”, “O’ sarracino”, “Pigliate ‘na pastiglia”. La popolarità di Carosone si diffonde anche in Francia, negli Stati Uniti e in Sudamerica.
Nel 1960, quarantenne, Renato Carosone annuncia il proprio ritiro dalle scene. Per 15 anni, vivendo appartato, si dedica al pianoforte e alla musica classica.
Nel 1975 Sergio Bernardini lo convince a tornare su palco, con un concerto alla Bussola di Viareggio (documentato dall’album CAROSONE ’75) Nel 1982 registra un nuovo album, RENATO CAROSONE ’82. Nel 1989 partecipa al Festival di Sanremo con “’Na canzuncella doce doce”. Nel 1996 riceve il Premio Tenco. Nel 1998 si esibisce per l’ultima volta dal vivo, per il Capodanno, a Napoli. Muore il 20 maggio del 2001 nella sua casa di Roma.